We need è uno sguardo su bisogni banalizzati dal linguaggio quotidiano, dalle stesse parole che li descrivono. Bisogni a cui tale sguardo vuole dare una rinnovata dignità. Non è un progetto compiuto, non è un progetto che può concludersi. Si riferisce a bisogni così comuni quanto personali, soggettivi, difficilmente definibili, mai del tutto soddisfatti e appagabili e, nel modo in cui vengono espressi, in grado di mettere a nudo le differenze più o meno sottili che contraddistinguono ognuno di noi nella propria dimensione più autentica.
I visi apparentemente riconoscibili sono caratterizzati da tratti inevitabilmente indefiniti: sono persone che ci assomigliano, ma ci sfuggono. Sono simbolici senza essere assoluti, anzi, sono al contempo volutamente instabili, volubili: guardandoli, l’occhio perde i suoi punti di riferimento, che sbiadiscono, si confondono.
Uno sguardo sulla destabilizzazione paralizzante che la quotidianità ci impone, ma allo stesso tempo un invito all’osservazione e alla riappropriazione dell’opera d’arte: a intravedere le potenzialità che questo processo mette in campo, per uscire da una condizione di stallo che vige anche grazie all’appiattimento e alla stereotipizzazione delle differenze.
Differenze che sono spesso semplici, ma essenziali sfumature.